Quando i doni non li portava Babbo Natale
FolkNewsDICEMBRE2025
Michele Enrico Poli
Nelle valli bergamasche la figura di Babbo Natale non è sempre stata presente nell’immaginario dei bambini e fino a qualche decennio fa erano altre figure, legate alle festività di dicembre e gennaio, a portare loro doni o carbone, nel caso si fossero comportati male.
Praticamente ovunque viene ancora celebrata con particolare devozione la festività di Santa Lucia il 13 dicembre: un culto che nella bergamasca si diffuse a partire dal XIV secolo, qualche secolo dopo il trasporto delle sue reliquie a Venezia in seguito alla caduta di Costantinopoli nella quarta crociata.
All’antica tradizione che vede la Santa portare doni ai bambini comportatisi bene nel corso dell’anno, negli anni Trenta del Novecento si aggiunse l’usanza di scrivere una letterina con le proprie richieste e nel corso degli anni in diversi paesi è diventata usanza mettere una cassetta o una cesta dove vengono raccolte.
Così la notte tra 12 e 13 dicembre Santa Lucia, dopo aver letto tutte le letterine, parte con asinello e carretto per portare i doni ai bambini, lasciandoli sul tavolo della cucina accompagnati da gran quantità di dolci.
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Era usanza tra Ottocento e primi del Novecento mettere una scarpetta di stoffa sul davanzale della finestra, nella quale Santa Lucia, al suo passaggio, metteva i “bun bù”, ossia dolci come nocciole, mele, fichi secchi, torroncini, zuccherini (i cosiddetti “basì de söcher”) o cioccolato. In passato ai bambini buoni portava anche arance o mandarini, mentre a quelli cattivi ha sempre portato carbone.
A chi tuttavia avrà l’ardire di sbirciarla mentre consegna i doni, getterà una manciata di cenere negli occhi e diventerà cieco. La regola per tutti i bambini, dunque, è quella di andare a letto presto.
Non deve mancare, sia per la Santa, sia per l’asinello, qualcosa che possa rifocillarli: e dunque per lei si è soliti preparare dei biscotti, mentre per il suo compagno di viaggio un po’ di fieno o della crusca fuori dalla porta o sul davanzale.

Le letterine consegnate a Bergamo nella chiesina di Santa Lucia
In occasione del Natale invece a portare doni ai bambini buoni era Gesù Bambino, che con l’andar del tempo si fuse quasi con la figura di Babbo Natale; tant’è che, come facevo anche io da bambino a casa dei nonni, si preparava un bicchiere di latte e un piatto di biscotti per consentirgli di riprendere le forze; accanto veniva messa l’immancabile letterina, nella quale i bambini scrivevano le loro richieste.
Particolarmente interessante è la devozione rivolta verso le figure dei Re Magi, particolarmente viva nel paese di Casnigo, dove il 5 di gennaio, al Santuario della SS Trinità, si organizza una rappresentazione con figuranti vestiti all'antica, dialoghi in dialetto e accompagnamento del baghèt, l'antica cornamusa orobica.
Al termine della messa serale infatti, quando ormai sono calate le tenebre, i Re Magi fanno la loro apparizione sul sagrato e dopo un incipit rigorosamente in dialetto casnighese aprono un corteo verso il centro del paese accompagnati da pastori, baghetér, animali, coro popolare e fedeli.
Al termine della messa mattutina del 6 i Magi salutano i bambini, che portano loro dolci, alimenti non deperibili e offerte in busta chiusa destinati ai meno fortunati, ricevendo in cambio un'arancia o un mandarino.
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Una tradizione unica nel panorama bergamasco che influenzò certamente anche i paesi circostanti: ad esempio a Bondo di Colzate e nella Valle del Riso erano proprio i Re Magi a portare in dono ai bambini qualche mandarino o dolcetto il giorno dell’Epifania. E come accade per Santa Lucia si era soliti preparare qualche dolcetto per loro e un po’ di paglia o fieno per gli animali in loro compagnia e sul quale caricavano i doni da portare ai bambini.


Nonostante queste usanze pian piano stiano venendo soppiantate da quelle più in voga a livello globale, ossia Babbo Natale e la Befana, è indubbio che si stia cercando di difenderle strenuamente per farle sopravvivere anche in futuro, rappresentando un elemento fondamentale per la conoscenza delle nostre radici e della nostra cultura.
Ma forse alla fine la cosa più importante è che la cosiddetta magia del periodo natalizio perduri anche in futuro e continui a far nascere nei bambini stupore, meraviglia e gioia.
