top of page

Festa che vai, dolce che trovi!
Il Carnevale in Lombardia!

FolkNewsFEBBRAIO2025

di Roberta Brivio

Si avvicina il martedì grasso e, mentre si cammina per strada, si incontrano le prime maschere ed i primi travestimenti: un cowboy, una principessa, un goffo dinosauro, il dottor clown di bianco vestito con un naso rosso e una parrucca gialla tutta riccia.


Le stelle filanti a terra, i suoni delle trombette, le rincorse tra bambini, i giochi, il vociare allegro della gente
e quel profumo tipico dei dolci fritti trasformano le città in un “caleidoscopio” di gioia e festa. 


Il Carnevale, che trae le proprie origini dai Saturnali della Roma antica o dalle feste dionisiache del periodo
classico greco, ancor prima era una festività pagana legata al cambio di stagione come momento
purificatorio per il terreno e propiziatorio per il nuovo anno agricolo.

​

E antiche come le feste sono i dolci che le accompagnano, a partire dalle più famose: le chiacchiere!
 

SH_chiacchiere_senza_glutine.jpg.webp

Questi dolci erano un modo per utilizzare gli ingredienti più ricchi come il burro, lo zucchero e le uova, prima di entrare nel periodo di austerità: gli antichi romani le chiamavano “frictilia”, dolcetti fritti nel grasso di maiale, per noi oggi sono le Chiacchiere a Milano, le Gale a Bergamo, le Lattughe a Brescia… cambia il nome ma non la sostanza!

DSC_6551-720x479.jpg

Le Lattughe di Brescia

In particolare, i dolci di carnevale hanno la loro massima diffusione nella giornata del martedì grasso, l’ultimo giorno di festa e abbondanza che precede il periodo di digiuno della Quaresima Pasquale della religione Cristiana con il rito liturgico Romano; invece, secondo il rito liturgico Ambrosiano, tradizionale della
arcidiocesi di Milano, si consumano dolci sino alla fine della settimana, fino al “Sabato grasso”.

​

Le Chiacchiere sono il dolce più diffuso nella regione, in particolare, quelle milanesi non vengono fritte come si faceva in passato ma cotte al forno e con lo stesso impasto vengono preparati anche i Tortelli milanesi, piccole palline immerse nell’olio bollente, cavi all’interno e poi farciti con crema pasticcera, crema chantilly oppure cioccolato. 


Un tempo, si era soliti mangiarli in compagnia come segno di buon augurio.

Tortelli_di_Carnevale_pres.jpg

I Tortelli milanesi

I tortelli autentici si accompagnano con i Làciàditt, tradotto “Leccadita”, tortelli fritti con l’aggiunta nell’impasto di mela a cubetti, ricetta semplice già diffusa in epoca medioevale e condivisa con altre regioni come il Trentino Alto Adige, regione vocata alla produzione di mele.

​​

Le chiacchere, a seconda delle città, prendono il nome dalla loro forma, dal metodo di cottura o dai modi di dire.

​

A Bergamo sono dette Gale, le chiacchere sono chiamate così perché prima di essere fritte, le strisce di pasta vengono annodate, ma anche Galarane o Saltasò, per il fatto che una volta buttata la pasta nell’olio bollente in un attimo vengono a galla. 

Chiacchiere-o-bugie-o-altro-in-Italia.png

A Brescia e Cremona le chiacchere hanno forma rettangolare con tre tagli all’interno e prendono il nome
dalla loro tradizionale insalata: Lattughe.

 

A Mantova sono i Risulèn, che dal nome dialettale ricordano i riccioli, biscotti molto friabili di farina di mais
fioretto, farina gialla rimacinata e sottilissima e le Offrelle Mantovane, biscotti tradizionalmente preparati
nelle case contadine con pasta frolla a forma ovale ripiena, quasi fosse un tortello dolce. 


A Lodi, viene preparata e mangiata anche a Carnevale la Tortionata, una torta rustica a base di mandorle e
frutta secca, accompagnata da vin brulè.


A Pavia si chiamano Farsi o Sfarsò, frittelle che si preparano mescolando farina, zucchero, scorza di limone e lievito. I più golosi li apprezzano anche farciti di crema pasticcera.
A Crema i dolci caratteristici sono le classiche frittelle, le Fréciule e, quelle più consistenti, le Castagnole o i
Chisuli, palline di pasta morbida fritte nell’olio con l’aggiunta di uvetta e mele.

290556.jpg

Tortionata di Lodi

Un esempio perfetto di come un patrimonio comune possa essere declinato in modo differente all’ interno
delle cucine regionali e locali e rimanga ancora oggi una tradizione carnevalesca da tramandare alle giovani
generazioni.

​

Tratto da “Il Gambero rosso” ("Le ricette del Carnevale Milanese", "I dolci di Carnevale del Nord Italia", "Le Offrelle mantovane") e inLombardia
 

bottom of page