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Musiche popolari in Muggiasca - Un concerto dal campanile

FolkNewsMARZO2024

di Daniele Fumagalli

La tradizione del concerto di campane a tastiera è l’esecuzione di brani musicali per mezzo della percussione di una serie di palette disposte in serie. È una tradizione molto datata, citata persino nel primo film di Don Camillo, che - come altri saperi della nostra terra - va rapidamente scomparendo.

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Fotogramma tratto dal film Don Camillo (1951)

Attualmente la Federazione Campanari Bergamaschi si sforza di difendere questa tradizione. Spostandosi verso il lecchese, folknews - nella persona dello scrivente - ha avuto una possibilità di eccezione: assistere alla preparazione ed alla realizzazione di un concerto di campane di Muggiasca, presso la Chiesa di S. Lorenzo in Vendrogno. Nostro “gancio” è stato il sagrestano e suonatore della parrocchia, I., che preferisce restare in anonimato (ma a cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti).

Per prima cosa, accediamo alla torre campanaria dalla porta sita alla sua base. 
L’ascesa alla cima del campanile. proibitiva per chi non possieda una certa agilità, prevede il ricorso a scale a pioli e fermi murati nel campanile, e tre solette costituite da tavolati in legno.

 

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L’interno della torre visto dalla porta di ingresso.

Nelle nicchie del campanile, incontriamo una serie di reperti “storici”. Si tratta degli antichi pesi che, un tempo, servivano per far funzionare l’orologio della torre campanaria. I. ci rivela che era un addetto comunale a regolarlo,cosa tutt’altro che semplice. Si trattava, diremmo oggi, di un “operaio specializzato”

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Antichi meccanismi in pietra per il grande orologio

Giungiamo dunque in cima al campanile, e godiamo della stupenda vista sul territorio circostante. La torre campanaria di S. Lorenzo si affaccia sia sul lago di Como (alla destra, guardando verso sud) sia sulla Valsassina. Oleg Zastrow, storico dell’arte, ritiene che questa torre campanaria avesse un tempo funzione di avvistamento: serviva cioè a rivelare p eventuali incursioni di eserciti nemici provenienti dalla valle.

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Vista sulla Valsassina dalla cima del campanile

Mentre noi ci godiamo la stupenda vista, I. è già al lavoro. Per procedere al concerto il difficile non è tanto “suonare”, ma predisporre la tastiera agganciandola alle campane attraverso un sistema di perni e ganci in ferro, unica ed artigianale, ad hoc per il campanile. Solo la mano sapiente di I. sembra in grado di orientarsi con agilità.

L’aggancio della tastiera alle campane

Dopo queste manovre tutt’altro che semplici si può partire con il concerto. I. mi conferma che non esiste alcun tipo di spartito. Le cinque campane sono intonate in base alle prime cinque note della scala di Do Maggiore. La successione nello schiacciare i tasti è dunque imparata a memoria, ed i vari brani vengono tramandati da suonatore a suonatore (ed I. costituisce, appunto, l’ultimo anello di questa catena di musicisti). Il concerto di campane si apre dunque con una Ave Maria

Ave Maria

Segue un altro pezzo, Campane di Monte Nevoso. Motivo in voga negli anni 50, viene sintetizzato efficacemente in sole cinque note, riadattando il motivo originale. A testimonianza del talento degli esecutori della Valsassina.

Campane di Monte Nevoso

A questo punto I., conoscendo la nostra attività musicale, ci propone di partecipare suonando un pezzo. Ci cimentiamo dunque nell’esecuzione, testando quanta forza richieda suonare la tastiera. Il pezzo da noi scelto non è propriamente lombardo. Ci riporta ai nostri giorni di scuola secondaria di primo grado (o come si diceva allora, “media”). Oh when the saint go marching in

Oh when the saint go marching in

Il nostro amico riprende posizione per cimentarsi in uno dei suoi cavalli di battaglia, in cui in effetti dimostra una perizia ed una abilità davvero notevoli. Si tratta del popolare Garibaldi fu ferito.

Garibaldi fu ferito

A questo punto, I. procede a rifissare un meccanismo che a suo dire (noi non ce ne eravamo accorti) si è leggermente allentato. Proseguono i motivi popolari, questa volta però viene coinvolto il corpo degli alpini. Notevole e l’interpretazione per campane di Sul cappello che noi portiamo

Sul cappello che noi portiamo

I. a questo punto mi ricede nuovamente il posto. Con questo strumento così particolare, riusciamo persino a reinterpretare un minuetto mozartiano.

Minuetto mozartiano

L’esibizione procede con una reinterpretazione, musicalmente molto interessante, dell’ Uva fogarina. Da notare come I. esegua molto rapidamente i movimenti necessari al suonare, con una perizia davvero invidiabile.

Uva fogarina

In religioso silenzio, poi, abbiamo ascoltato l’incipit del Te Deum H.146 di Marc-Antoine Charpentier, risalente addirittura al XVII secolo. Da noi tutti conosciuto come sigla dell’Eurovision.

Te Deum

Seguono infine due dei pezzi forse più interessanti dell’intero concerto. Si tratta di due melodie tramandate oralmente, da suonatore a suonatore, di cui non è noto il titolo. I. stesso riferisce che non hanno titolo né autore ben definito. La prima prevede l’utilizzo di tutte e cinque le note.

Anonimus 1

Il secondo pezzo anonimo, I. lo definisce come una dindindela. Si tratta di un brano a tre note sole, che veniva dunque eseguito anche in quei campanili dotati unicamente di tre campane separate da un tono ciascuna (in questo caso: Do, Re, Mi)

Dindindela

Il concerto dunque va concludendosi, con un altro succoso aneddoto. I. mi riferisce che è prassi, quando si è in due persone sulla torre campanaria, concludere con una canzone “alla ducale”.
Ul campanon in Do viene suonato tirando la corda, mentre il secondo uomo - alla tastiera - alterna ogni singola nota. Ne risulta un suono particolamente festoso.

Ul campanon

Mentre I. smonta il complicato meccanismo a tastiera do un’ultima occhiata alla cima della torre campanaria. Rinveniamo qualche scritta sulle campane che ci testimoniano la loro origine, come anche una presumibile installazione, da parte di un tal Vitali Filippo, nel 1818: una scritta impressa nel cemento fresco e che da 200 anni ricorda la sua presenza in loco.
Scendiamo dunque dalla torre campanaria ma il disponibilissimo I. ci lascia con uno splendido regalo. Un tempo la parrocchia aveva una confraternita, risalente addirituttura al periodo della controriforma. I. ci mostra l’antica sala in cui essa si riuniva, smessa in tempi relativamente recenti (gli anni ‘70), in cui sono ancora ben visibili degli affreschi settecenteschi. Un vivo grazie ad I. per questa full immersion di storia e cultura popolare!

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(registrazioni effettuate sul campo nell’agosto 2023 - Vendrogno - Chiesa di S. Lorenzo, LC)

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